Immaginate la scena. Siamo negli anni ’90, nella classica sitcom di famiglia. Divano marrone, una cucina aperta sul soggiorno, e tu sei il protagonista, un personaggio tra il sarcastico e il depresso, tipo Chandler di Friends, ma senza il gruppo di amici adorabili. È il tuo compleanno, cade di domenica, e l’unica sorpresa in vista è quanto tu possa sentirti invisibile.
[Scena 1: La tavola rotonda delle delusioni]
Siete tutti seduti a tavola, e i tuoi genitori stanno parlando di una festa. "Finalmente!" pensi, mentre il pubblico finto ride e applaude in sottofondo. Parlano di orari, invitati, e una sala prenotata. Il tuo cervello entra in modalità “fantasia sfrenata”: immagini palloncini, una torta gigante con il tuo nome sopra e magari anche un brindisi per celebrare te.
E poi arriva il colpo di scena, che avrebbe fatto impallidire persino il twist finale di Willy il Principe di Bel-Air.
Mamma: "Tu ci sei, vero, per il compleanno della zia?"
Io: "Compleanno della zia?!"
Mamma: "Sì, la settima zia, quella del terzo fratello del cugino, del nipote, della sorella di tuo nonno."
Io: "...Ma sei seria?"
Mamma: "Insomma, non vieni mai alle feste di famiglia! La zia ci tiene tanto a te, quindi niente storie: finisci di mangiare, che alle 17 si parte."
Risate registrate. Il pubblico urla "AWW!" mentre io, protagonista sofferente, guardo in camera con quell’espressione da "seriamente?" che ormai è diventata il mio marchio di fabbrica.
[Scena 2: La corsa verso il nulla]
Salgo in macchina. Quaranta minuti di viaggio, con la piccola speranza che sia tutto un ingegnoso stratagemma per una festa a sorpresa. Magari zia Rosetta è solo una copertura, e appena arriveremo salterà fuori una torta con il mio nome. Certo, non mi aspetto regali, ma almeno un “tanti auguri”.
Spoiler: no. Non succede. Mai.
Arriviamo. Tutti gridano: “Tanti Auguri, Rosetta! Felici 65!” Palloncini con il suo nome, torta con il suo nome, persino le candeline sembrano gridare "Non sei importante!". Su 50 e passa persone, nemmeno uno che si ricordi che anch’io sono nato quel giorno. Nemmeno un misero "Ah, ma anche tu oggi, giusto?"
Il pubblico ride istericamente, mentre io cerco di sparire dietro una pianta di ficus in stile anni ’90.
[Scena 3: Trauma perenne]
Adesso, ogni volta che si avvicina il mio compleanno, mi torna in mente quella puntata. Non ho più voglia di festeggiare, organizzare qualcosa o anche solo accendere una candelina. La mia esistenza si è trasformata in un loop eterno di compleanni ignorati, una trama ricorrente degna di qualsiasi sitcom frustrante.
Conclusione morale da sitcom:
C’è sempre quella puntata in cui il protagonista capisce che può contare solo su se stesso. Beh, questa era la mia. Quindi niente feste, niente torta, ma almeno posso ordinare una pizza e guardare repliche di sitcom in cui le persone hanno veri amici. E magari, la prossima volta che zia Rosetta spegnerà le candeline, mi assicurerò di non essere lì.