Da piccolo odiavo il gelato: la mia tragicomica fatality con un piccione
Se la mia infanzia fosse un videogame, questa storia sarebbe il tutorial di Street Fighter: nessuna possibilità di vincere, solo pugni in faccia per imparare quanto fa male perdere. Il boss finale? Un piccione.
Uno dei miei ricordi più remoti (e traumatici) è proprio questo: ero un bambino tutto felice con il mio gelato in mano, quando un piccione decise che quel cono fosse il suo stage personale. Ma andiamo con ordine.
Il mitico cono Algida: il gelato che ti illudeva
Avete presente il cono Algida, quello che il gelataio preparava con la precisione chirurgica di un finishing move di Tekken 3? C’era questa cartuccia di gelato che veniva inserita in un braccio meccanico, e bam! un colpo secco faceva schizzare fuori il gelato sul cono. Già di suo, quell'attrezzo sembrava una metafora: roba sparata a forza, pronta a distruggere il mio entusiasmo infantile.
Mio nonno, con la pazienza di un giocatore veterano che cerca di insegnarti le combo, mi compra il gelato che avevo visto in TV. Perché sì, le pubblicità funzionavano benissimo su di me. Bastava un jingle accattivante e mi convincevo che la felicità fosse racchiusa in un cono.
Il momento di gloria: primo round vinto (o almeno così credevo)
Esco dal bar, stringendo il gelato come fosse il trofeo del torneo. Ero convinto di aver vinto il primo round senza subire danni. Ma proprio mentre sto per assaporare la gloria... arriva il fatality.
Un piccione – sì, un piccione – decide che quel gelato non è mio, ma suo. E non lo prende con un becco, no! Lo rivendica con un colpo speciale che nessun personaggio di Street Fighter avrebbe mai osato eseguire: una scarica aerea direttamente sul cono. Precisione millimetrica, nemmeno Ryu con la sua hadouken avrebbe potuto fare di meglio.
KO: la mia prima lezione sulla crudeltà della vita
Mi fermo, immobile, come quando il tuo personaggio è appena stato sconfitto e parte l’animazione di KO. Non puoi fare nulla, solo accettare la tua misera sconfitta.
Mio nonno mi guarda, cercando di trattenere le risate, mentre io realizzo che il gelato pubblicizzato in TV non aveva mai menzionato "topping al piccione".
Conclusione: il gelato e la mia vendetta mai compiuta
Da quel giorno, ho giurato vendetta... ma solo nella mia testa, perché contro i piccioni non c’è combo che tenga. E da quel momento, per me il gelato non è mai stato dolce. Solo un rematch che sapevo di perdere ogni volta.
E voi? Qual è stata la vostra “fatality” personale da bambini? Condividetela nei commenti! Oppure, se conoscete un trucco per battere i piccioni, sono tutt’orecchi.